Elisabeth de Moreau d’Andoy con Luigi Papa

Ricerche fatte nel 2014-2015-2016

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Abbazie, chiese, mausolei nelle Marche secoli VII-X

1. Le abbazie

Durante l’Alto Medioevo, i signori Franchi e Longobardi fondavano abbazie. Abbiamo il caso, dell’abbazia merovingia di Nostra Signora di Jouarre fondata verso 630-635 nella Seine-et-Marne nella Francia di oggi, dal nobile Authaire e da sua moglie Aiga.
Questa abbazia ha un mausoleo-cripta dove sono sepolti i fondatori in sarcofagi. Abbone, governatore della Provenza per Carlo Martello, nonno di Carlomagno, aveva fondato l’abbazia di Novalese nel Piemonte italiano.
Guillaume d’Aquitaine, detto anche William, cugino carnale e grande generale di Carlo Magno, aveva fondato l’abbazia di Gellone.

Questi sono soltanto tre esempi.

Abbazia di Gellone a Saint-Guilhem-le-désert, Francia, VIII secolo

Molti atti dell’Alto Medioevo testimoniano che le abbazie non erano fondate per pura generosità, ma dovevano rendere servizi alle famiglie dei nobili benefattori: i monaci che vi abitavano fornivano foraggio e ogni altro prodotto richiesto, facevano manutenzione alle strade, controllavano il transito e, come vedremo, si prendevano cura dei morti della famiglia del loro fondatore.

Trovandosi nei pressi di un’abbazia marchigiana o nei luoghi dove sappiamo essere esistita, basta alzare gli occhi per scoprire il rudere di una fortezza sulla collina vicina o una piccola città costruita sulle fondamenta di un castello, dove viveva sicuramente la famiglia che ha fondato l’abbazia.

Possiamo allora pensare che ci troviamo davanti a una tipologia di organizzazione del territorio ricorrente nelle Marche.

La Regione Marche, nel suo sito internet, dichiara l’esistenza di 96 abbazie: 52 tutt’oggi visitabili e 44 scomparse ma, nonostante tutto, continuano a dare il nome alla zona. Questi numeri potrebbero essere stati sottovalutati.

Le abbazie Benedettine sono generalmente state distrutte dal xii secolo in poi, spesso dai Cistercensi, nel quadro della conquista militare delle Marche da parte della Chiesa Cattolica. Questa guerra civile è durata più secoli. Le abbazie Benedettine erano spesso abbazie imperiali che sostenevano la causa degli imperatori: dovevano dunque essere fatte fuori per ragioni politiche. Un esempio di questo è l’abbazia di Santa Croce al Chienti, fondata da Ludovico il Pio per Benedetto di Aniane. La vera guerra fatta dai Cistercensi, l’eliminazione dei monaci e la distruzione dell’abbazia sono dimostrate da vari documenti autentici.

Nelle abbazie, c’era generalmente un mausoleo. Ho ricercato e visitato questi mausolei con Luigi Papa durante la primavera e l’estate 2014. Nel 2015, ho scritto il mio libro inglese “Charlemagne The Dark secret”. Nel 2016, abbiamo ripreso la ricerca sui mausolei per poterla pubblicare.

Abbiamo visitato una quarantina di mausolei, ma ce ne sono probabilmente di più. Non è raro notare, sotto le chiese attuali con absidi, spazi inaccessibili con finestre, che potrebbero essere mausolei non ancora censiti. Tutti i mausolei erano in genere costruiti al piano terra e non sotterranei come erroneamente spesso si ritiene. Tutti difatti presentano finestre che danno all’esterno. Ma parleremo di questi mausolei ulteriormente.

San Vittore delle Chiuse, Genga

 

2. Le chiese

Nel territorio del Piceno oggetto della nostra ricerca, ci sono chiese longobarde assai difficili da identificare perché spesso non hanno caratteristiche particolari. Invece, abbiamo rilevato molte chiese carolingie tipiche o pseudo carolingie.

Ci sono almeno quattro chiese carolingie autentiche dell’epoca di Carlo Magno nel Piceno:

• San Claudio al Chienti a Corridonia,

• Santa Maria delle Moie a Moie di Maiolati Spontini,

• San Vittore delle Chiuse a Genga,

• Santa Croce dei Conti a Sassoferrato.

Queste quattro chiese hanno la stessa pianta quadrata e le stesse caratteristiche costruttive dell’oratorio di Germigny-des-Prés nei pressi di Orléans. La letteratura dell’Alto Medioevo ci fornisce le prove che la chiesa di Germigny-des-Prés è stata fatta edificare da Teodolfo, un membro della corte di Carlo Magno, nell’803, sul modello della cappella palatina di Aquisgrana. Si deve notare che non ha nessuna somiglianza con il duomo di Aachen in Germania, l’ufficiale Aquisgrana. Possiamo dunque considerare che sono state costruite alla stessa epoca carolingia.

Germigny-des-Prés, Orléans (foto di Angela Schulze Raestrup)

Le caratteristiche comuni di questi edifici sono le seguenti:

– la pianta quadrata già menzionata,

– quattro pilastri o colonne che dividono lo spazio in 9 moduli,

– volte a crociera costruite in pietra,

– tre absidi semicircolari nel coro; quella al centro più grande delle due laterali e spesso un’abside supplementare su ogni lato della navata,

– la porta sulla parete opposta alle absidi del coro,

– finestre in forma di feritoia a doppia strombatura,

– finestre decentrate generalmente a destra e porte a sinistra rispetto al centro della parete che occupano,

– piccoli archi pendenti sotto la linea del tetto,

– due torri scalari per salire sul tetto,

– tetti probabilmente piatti,

– cupola o lanterna sul tetto,

– lesene sui muri esterni.

Poi abbiamo una serie di piccole chiese della stessa epoca, spesso con una sola abside, sparse nel territorio marchigiano. Questi edifici sono tipicamente pre-Cluny e di modeste dimensioni.

Alcuni potrebbero essere mausolei trasformati in chiese.

Archeologi e storici dell’architettura croata, in particolare Miljenko Jurković, che hanno affrontato la stessa situazione nel loro paese, proprio di fronte alla costa picena, sono arrivati alla conclusione che numerose chiese e mausolei carolingi croati sono stati costruiti da famiglie di dignitari Franchi. Questo è esattamente ciò che troviamo anche nelle Marche. D’altronde alcuni mausolei sono identici su entrambe le sponde del Mar Adriatico.

Tutte le chiese dell’Alto Medioevo in Europa hanno tombe nel terreno, con lapidi che li ricoprono, o sarcofagi. Nel Piceno, al contrario, non troviamo tombe o sarcofagi contemporanei alla costruzione. Sappiamo che le quattro chiese carolingie citate sopra avevano tombe nel terreno, con lapidi. Tutto è stato sistematicamente coperto con nuovi pavimenti moderni, e sappiamo che questi pavimenti sono stati aggiunti per il fatto che coprono i piedi delle colonne o pilastri.

Troviamo infine chiese medievali che possiedono caratteristiche vagamente carolingie. Queste chiese, anche se conservano certi tratti tipici carolingi come le tre absidi nel coro, sono posteriori di qualche secolo. Generalmente sovrastano un mausoleo in un castello o un’abbazia che sono spariti. Spesso il mausoleo è stato danneggiato durante la costruzione della chiesa sovrastante. Sono stati aggiunti muri di sostegno (Valfucina, San Marco di Fiastra) e/o è stata amputata parte dello spazio (Pievebovigliana, Santa Maria delle Macchie). Altre volte, la chiesa copre soltanto una parte del mausoleo (San Costanzo di Sarnano, San Biagio di Serra Sant’Abbondio) e le absidi non incluse nella chiesa sono lasciate incustodite all’esterno.

Una delle absidi di San Biagio di Serra Sant’Abbondio, fuori dalla chiesa sovrastante

3. I mausolei trasformati in chiese e quelli trasformati in cripte

I mausolei del Piceno sono generalmente costruiti a livello del suolo e dotati di finestre. La struttura originaria aveva un ingresso indipendente.

Spesso, una chiesa è stata costruita sopra il mausoleo trasformandolo così in cripta. Oggi si scende nel mausoleo, divenuto cripta, dalla chiesa, utilizzando scale moderne.

Altre volte, mausolei quadrati o rotondi sono stati trasformati in chiese, aggiungendo una navata e togliendo tombe e sarcofagi (San Paolino a Falerone, Santa Maria Piè di Chienti). Il caso di San Paolino è emblematico dal momento che le tombe sono state distrutte tra il 2011 e la “riapertura al pubblico” nel 2015. Per caso, ho delle foto delle tombe ormai violate e distrutte prese attraverso una finestra senza infisso nel 2011. Anche la colonna e il suo capitello sono spariti durante il “restauro”.

San Paolino a Falerone – Tombe ormai distrutte nel coro quadrato con abside

Ma guardiamo da più vicino un fenomeno molto particolare del Piceno: i mausolei trasformati in cripte.

La descrizione delle cripte fatta da Wikipedia è sorprendente:

In termini moderni una cripta è una camera o uno spazio chiuso in pietra, utilizzato per conservare le spoglie dei deceduti, contenente le tombe di importanti personalità. (…) Si trovano delle cripte solitamente nei cimiteri e negli edifici religiosi, ma occasionalmente anche in proprietà private. Famiglie ricche o prestigiose hanno spesso una “cripta di famiglia”. In alcune località una cripta costruita al di sopra del livello del suolo è chiamata mausoleo”.

(…) Le chiese erano occasionalmente costruite sopra il livello del suolo (primo piano) per inserirvi una cripta” (un mausoleo).

E’ una tipologia molto frequente nel Piceno. Vedremo in seguito le prove che la chiesa “sovrastante” è stata costruita DOPO il mausoleo.

Ma ritorniamo a Wikipedia :

“(…) le cripte furono usate dapprima nell’Europa occidentale, e da qui il loro uso ampiamente diffuso, sotto Carlo Magno. Erano molto comuni nell’ovest nell’alto medioevo, per esempio in Borgogna a Digione e Tournus. Dopo il X secolo la necessità del loro uso cominciò a venir meno, (…). Le cripte furono costruite raramente nel periodo gotico”.

In effetti, il X secolo vede apparire gli imperatori sassoni che non avevano la stessa cultura dei Franchi.

Mausoleo di Nostra Signora di Jouarre, Francia, VII secolo e sarcofagi dei fondatori

La quarantina di mausolei franchi e longobardi che abbiamo ora censiti nelle Marche risalgono a diversi periodi che vanno all’incirca dall’anno 650 al 950. Ci sono due eccezioni: il mausoleo che è probabilmente dell’Imperatore Bizantino Leo 1° e un mausoleo Hohenstaufen a Muccia.

1 – Abbazia di Rambona (Pollenza)

2 – Camposanto Isola (San Severino Marche)

3 – Madonna della Pieve di San Zenone (Gagliole)

4 – Oratorio San Biagio (collegiata di S. Ginesio)

5 – Pieve (San Leo)

6 – San Biagio (Serra Sant’ Abbondio)

7 – San Biagio all’Isola (Montemonaco)

8 – San Costanzo di Sarnano (Gualdo)

9 – San Marco di Fiastra (Colvenale di Pievebovigliana)

10 – Sant’Angelo in Montespino (Monfortino)

11 – Sant’Angelo in Piano (Carassai)

12 – Sant’Urbano (Apiro)

13 – Santa Maria a Piè di Chienti (Montecosaro Scalo, probabilmente bizantino)

14 – Santa Maria Assunta (Pievebovigliana)

15 – Santa Maria delle Macchie (San Ginesio)

16 – Santa Maria di Pistia (Serravalle)

17 – Santa Maria in Valfucina (Elcito di San Severino Marche)

18 – San Lorenzo in Doliolo (San Severino Marche)

19 – Valle San Benedetto (Montecavallo)

20 – Abbazia dei Santi Anastasio e Vincenzo (Amandola)

21 – Abbazia dei Santi Ruffino e Vitale (Amandola)

22 – Muccia (mausoleo probabilmente Hohenstaufen)

23 – San Firmano (Montelupone)

24 – Tuseggia (Camerino)

25 – Morro (Camerino)

26 – San Venanzo (Camerino)

27 – Madonna della Pieve (Gagliole)

28 – Sant’Ugolino di Fiegni (Fiastra)

29 – Abbazia di San Biaggio di Piobbico (Sarnano)

30 – Fiordimonte

31 – Campolarzo di Caldarola

32 – San Silvestro (Monte Roberto)

33 – Santo Stefano (Roccafluvione)

34 – San Quirico (Lapedona)

35 – San Lorenzo (Lapedona)

36 – San Paolino (Falerone, il coro quadrato con abside)

37 – Santa Vittoria in Matenano

38 – Santa Elena (Serra San Quirico)

39 – Santa Maria in Lapide (Montegallo)

I mausolei che si trovano sotto chiese dove si celebra la messa la domenica possono essere visitati prima o dopo il rito religioso. Si deve stare attenti agli orari perché le chiese sono richiuse immediatamente dopo la messa. Per gli altri si deve contattare il Comune. Altri non possono essere visitati come Valle San Benedetto a Montecavallo perché è murato.

I mausolei del Piceno sono quasi tutti mausolei pagani: non c’è una croce o un simbolo cristiano. Lo spazio troppo esiguo e le numerose colonne impedivano lo svolgimento di riti religiosi. Non erano quindi un luogo di culto (messa) ma ospitavano i resti dei signori in sarcofagi o in tombe ipogee. Due o tre contengono le spoglie – forse –  di santi. Gli altri sono V U O T I, il che vuol dire che le tombe sono state violate e distrutte.

Col tempo, questi edifici hanno subito numerose trasformazioni architettoniche e di destinazione. Ci ritroviamo dunque con più tipologie di mausolei. Senza parlare del fatto che le costruzioni si sono naturalmente interrate durante i secoli di circa un metro.

In linea di massima, si deve considerare che ogni mausoleo è un caso a sé e che la storia particolare del luogo ne ha fatto quello che possiamo ancora vedere oggi.

Abbazia di Rambona

Sono numerose le cripte costruite con materiale romano di recupero. Si può dunque immaginare che c’era un tempio romano nelle vicinanze.

Presentano spesso muri laterali di riempimento (Valfucina – Pievebovigliana), il che indica che erano aperti sui lati (come certi mausolei croati) e che facevano parte di un’abbazia o di un castello (Pievebovigliana). Il “castello” di Pievebovigliana potrebbe essere stato un’abbazia a una certa epoca. I mausolei carolingi hanno volte a crociera in pietra,(in pietra o in cotto?) come le chiese carolingie delle quali abbiamo già parlato.

Come datare i mausolei?

A parte il fatto che, come abbiamo visto, la storia ufficiale li data dell’alto Medioevo, la datazione ufficiale di questi edifici è di solito fluttuante e fantasiosa. Abbiamo due mausolei datati in modo credibile: Santo Stefano di Roccafluvione. Il mausoleo è del viii-ix secolo. Era in un’abbazia farfense carolingia ormai sparita. Aveva la sua entrata e le sue tombe fino ai anni ’60. La chiesa sovrastante è del xii secolo.

Il secondo mausoleo datato in modo sicuro è il mausoleo di Rambona.

E’ stato riconosciuto carolingio dal Professor Federico Guidobaldi dell’università La Sapienza di Roma, per conto del CNR. La datazione è confermata dal dittico in avorio che si trova attualmente nella Biblioteca Apostolica del Vaticano, e può essere visto sui siti Internet www.cartacanta.org

e www.pro-rambona.it. Il dittico dice testualmente: Cenobio Rambona Ageltruda Construxi (manca la t della terza persona singolare), cioè Ageltruda costruì l’abbazia di Rambona.

Dittico di Rambona

L’Imperatrice Ageltruda era la figlia del longobardo Duca di Benevento, moglie del pro-pronipote di Carlo Magno, il Conte Guido Vidoni di Camerino che era stato eletto imperatore alla morte del cugino Carlo iii detto il Grosso. Il mausoleo è dunque fatto risalire ad un periodo tardo carolingio, circa 895.

In realtà, l’Imperatrice riedificò l’abbazia benedettina per monaci distrutta dai Saraceni nell’881. La prima chiesa carolingia era stata costruita su un santuario antico, probabilmente piceno, dedicato al Dio Ra e alla Dea Bona (Rambona).

La nuova abbazia fu dedicata ai Santi Gregorio, Silvestro e Flaviano poi affidata all’abate Olderico. Contrariamente a quello che si pensa, l’Imperatrice Ageltruda non si è mai insediata a Rambona perché era un convento maschile. Deve essersi ritirata in un vicino convento per donne.

Dell’abbazia benedettina di Rambona fatta costruire da Ageltruda rimane soltanto il rudere della chiesa dal momento che è stata in seguito conquistata e distrutta probabilmente dai Cistercensi in data sconosciuta, comunque sempre dopo il loro arrivo nel Piceno nel 1140.

L’Imperatrice ricostruì l’originale chiesa carolingia aggiungendo una facciata a tre absidi circa 10 mt più avanti, creando un meraviglioso locale costruito con i resti della chiesa carolingia e di un tempio romano che si doveva trovare nelle vicinanze, da adibire a mausoleo.

Nel mausoleo, i capitelli delle colonne, tipicamente carolingi, rappresentano palmette, aquile e mostri caldei (segni di morte) che confermano che si tratta di un mausoleo.

La prima chiesa carolingia aveva tre absidi semi-circolari e una sola navata. Le due piccole absidi laterali erano dei sacella che comunicavano con la navata principale attraverso due grandi aperture. I sacella esistono ancora parzialmente. Le poche finestre rimaste sono feritoie a doppia strombatura. Invece l’abside semisferica principale larga 7 metri della chiesa è stata demolita nel xix secolo per ingrandire il mausoleo e utilizzarlo come chiesa.

Mausoleo di Rambona

E’ probabilmente durante questi lavori verso 1810-20 che è stato trovato un sarcofago « pagano » nel quale c’era un misterioso defunto. L’identità del defunto era talmente sconvolgente che il vescovo di Macerata, Vincenzo Maria Strambi fu immediatamente informato. Il sarcofago fu prelevato e sparì. Il vescovo non divulgò mai il nome del personaggio importante, probabile proprietario del mausoleo. Ma è un segreto di pulcinella: se il sarcofago dell’Imperatore Guido Vidoni di Camerino si trova a Parma, e non si sa dove, il sarcofago trovato a Rambona è quello dell’Imperatore Lamberto Vidoni di Camerino, figlio dell’Imperatrice Ageltruda e dell’Imperatore Guido.

Vincenzo Maria Strambi fu canonizzato.

Rambona può aiutarci a capire come e quando erano costruiti i mausolei, poi chiamati cripte, dal momento che i resti dell’abbazia di Rambona sono ufficialmente datati.

La cosa importante è che questo mausoleo non è sotterrato. Si trova al piano terra ed ha la sua entrata privata, come lo erano probabilmente tutti gli altri mausolei del Piceno.

Abbiamo due chiare prove che i mausolei diventati cripte sono stati costruiti centinaia di anni prima delle chiese “pseudo carolingie” che, oggi, li sovrastano:

  • La prima è che alcune di queste chiese posteriori non hanno incluso tutte le absidi del mausoleo sottostante nella loro costruzione. E’ il caso di San Costanzo di Sarnano dove si vede le absidi semisferiche fuori delle mura della chiesa superiore. A San Biagio di Serra Sant’Abbondio solo l’abside centrale del mausoleo è stata inclusa nella chiesa sovrastante mentre sono rimaste esterne ed incustodite le due laterali più piccole.
  • La seconda prova è che molti mausolei sono stati parzialmente demoliti (per circa un terzo) proprio per costruire le scale della nuova chiesa che collegano la navata a livello terra con il coro elevato sopra il mausoleo (Pievebovigliana – Santa Maria delle Macchie). La costruzione di queste chiese sopraelevate ha necessitato l’addizione di muri di sostegno, spesso in mezzo al mausoleo sottostante, danneggiandolo a volte gravemente (Valfucina). D’altronde, queste chiese con un coro di forma generale carolingia non possiedono gli altri dettagli architettonici che troviamo nelle chiese certamente edificate all’epoca di Carlo Magno.

Mausoleo di Pievebovigliana (disegno di Luigi Papa)

Abbiamo allora mausolei, chiamati cripte, perché sono stati “inglobati” e nascosti dalla chiesa stessa che li sovrasta ora. All’origine, l’accesso ai mausolei era dall’esterno, direttamente dalle abbazie o dal castello, che ormai non esistono più. L’entrata era opposta alle tre absidi o sui lati se erano aperti.

La mancanza di spazio e l’abbondanza di colonne impedivano la celebrazione dei riti religiosi. Non erano quindi un luogo di culto ma dovevano ospitare le spoglie dei nobili in sarcofagi o tombe…

I mausolei nella Francia di oggi contengono tombe e/o sarcofagi. Tra gli altri il mausoleo merovingio dell’abbazia di Nostra Signora di Jouarre che contiene ancora i resti dei fondatori.

Nelle Marche, al contrario, abbiamo più di quaranta mausolei della lista completamente VUOTI, senza uso apparente. Si è provato qua e la di mettere una statua di santo e un altare, ma si vede al primo colpo d’occhio che questo “uso” non è originale.

Documenti dell’Alto Medioevo qualificano poi questi mausolei come “pagani”. Tra gli altri quello di Sant’Angelo in Montespino. Il fatto che questi mausolei erano pagani era una delle ragioni date dalla Chiesa Cattolica per prenderne possesso. La presa di possesso e la distruzione dei templi pagani da parte del clero cristiano è stato un problema dai primi secoli della nostra era. L’Imperatore Bizantino Giuliano (331-363), il suo entourage e vari autori bizantini lo lamentavano già. Tra il iv secolo e il vii secolo, molti autori parlano della persecuzione dei pagani e della distruzione e/o furto dei loro luoghi di culto.

Il fatto che certi di questi mausolei erano chiamati pagani e le moltissime allusioni al Dio Mitra che ho trovato durante questa ricerca nei siti archeologici e le chiese delle Marche, ma anche altrove in Italia centrale, come per esempio ad Assisi, apre une prospettiva completamente nuova. Sembrerebbe che i Franchi siano diventati cristiani con Pipino il Giovane (il Breve) e Carlo Magno. Non prima. Ci raccontano sempre che è il Re Clodoveo (466-511) che si è convertito. E’ possibile, ma non sembra che l’insieme dei nobili e del popolo lo abbia seguito. D’altronde, il passaggio da un dio all’altro può esser stato agevolato dal fatto che Mitra e Gesù Cristo avevano moltissime caratteristiche comuni, il Gesù mitico essendo stato copiato in gran parte sul dio multi millenario Mitra.

Non avendo ancora fatto una ricerca mirata su quest’aspetto, non posso ancora affermare nulla.

La storia racconta che l’arcivescovo di Fermo, Alessandro Borgia (1682-1764), venne nel xviii secolo con tutto il suo seguito e fece distruggere in sua presenza le due tombe che si trovavano nella grande abside del mausoleo “pagano” di Sant’Angelo in Montespino (Montefortino) e togliere le lapidi. Oltre i resti umani venne alla luce una piccola scatola di legno che è stata fatta sparire. Il ritrovamento della scatola indica che c’era un defunto sicuramente importante.

Altro esempio di scatola è quella metallica rinvenuta, durante i lavori di rifacimento dei pavimenti nel 1926, ai piedi del ricco guerriero biondo, sepolto con le sue armi a San Claudio al Chienti a Corridonia. Potrebbero essere le spoglie dell’Imperatore Ottone iii. La tomba che stava sotto il pavimento è stata distrutta e i resti buttati sotto il nuovo pavimento a destra dell’altare.

A che cosa servivano le scatole? Molto probabilmente contenevano i sigilli del defunto che permettevano di firmare documenti ufficiali. Dopo la morte del titolare questi strumenti legali, non potendo più essere utilizzati, erano inumati con lui.

Mausoleo di Sant’Angelo di Montespino

Nessuno può seriamente credere che l’arcivescovo di Fermo sia venuto per caso su questa collina perduta nei Monti Sibillini, neanche se si trattava di una ricca chiesa plebana, e abbia fatto aprire (e sparire) le tombe “en passant”. Le lapidi, che sono sparite, recavano ovviamente il nome dei defunti, e anche i sigilli.

Numerose pietre con scritte o alto-rilievi e altri reperti di grande valore archeologico, inclusa la terza abside e la sua navata più corta, sono scomparsi durante il recente restauro di Sant’Angelo in Montespino condotto dalla Sovraintendenza Archeologica delle Marche.

Ho già riferito la distruzione recente (tra 2011 e 2015) di tombe nel mausoleo di San Paolino a Falerone (la parte quadrata del coro), approfittando del “restauro” dell’edificio. Una magnifica colonna con capitello anch’essa è sparita.

I mausolei, troppo ricchi per essere demoliti, sono la testimonianza di un territorio organizzato, difeso dai castelli militari, quasi ognuno con la sua abbazia e il suo mausoleo di famiglia.

Facciamo alcuni esempi: il mausoleo di Valfucina, probabilmente franco, che era incluso in un’abbazia benedettina ora sparita, si trova sotto la fortezza di Elcito (San Severino Marche). La chiesa con mausoleo probabilmente longobardo di Sant’Angelo in Piano è ubicata sotto la Rocca Montevarmine d’Aso, quello di San Marco di Fiastra, probabilmente franco, a poca distanza della fortezza di Col Venale, ecc.

Vorremmo soffermarci su tre mausolei emblematici: Santa Maria a Piè di Chienti a Montecosaro Scalo, Santa Maria in Valfucina sul territorio di San Severino Marche e Santa Maria Assunta a Pievebovigliana.

Sarcofago dell’Imperatore Leo I , Sant’Elpidio a Mar

 

 

Santa Maria Piè di Chienti a Montecosaro Scalo

 Questo importante edificio antico è di stile Cluny III (X-XI secolo) dal… 1927-28! E’ stato profondamente rimaneggiato durante i secoli. Se si tolgono mentalmente le absidi e la navata, si ottiene un mausoleo imperiale tipicamente bizantino su due livelli. In effetti, fino ai “lavori di restauro” effettuati da Luigi Serra, Sopraintendente dei beni archeologici, durante gli anni 1927-28, questo monumento era un mausoleo “pagano”. C’era una scalinata esterna monumentale della larghezza del transetto della chiesa di oggi per accedere al livello superiore dove, all’origine, doveva trovarsi il sarcofago imperiale. Serra scrisse testualmente nel suo libro indicato nelle note, che ha “aggiunto due scale di 22 gradini (sui lati) per sostituire la scala (originale) che era larga tanto quanto la chiesa.” E’ probabilmente a quest’epoca che questo magnifico edificio pagano è stato trasformato in chiesa.

Sappiamo anche di quale imperatore era la tomba dal momento che uno splendido sarcofago imperiale romano in marmo rosso si trova come per caso a pochi kilometri di distanza nella Collegiata di S. Elpidio, sulla piazza centrale. Il sarcofago è stato identificato. E’ quello dell’Imperatore Leo I (411-474) con i suoi grandi occhi sporgenti.

 

 

Mausoleo di Santa Maria in Valfucina

Si trova in una vallata selvaggia. Lo sperone roccioso con poche case e una torre militare in rovina che sovrasta il mausoleo è quello che rimane della fortezza di Elcito.

Questo piccolo mausoleo “pagano” di pianta quadrata ha un’abside semicircolare di circa 7 metri di larghezza e quattro colonne portanti. Ha in più, contro il muro dell’abside, quattro colonne separate da tre finestre. Il fatto che queste tre uniche finestre siano nell’abside ci fa pensare che il mausoleo faceva parte di un fabbricato più grande sui lati. Era dunque parte di una abbazia scomparsa. Due delle tre finestre sono ostruite, ma la terza è una feritoia a doppia strombatura. Le finestre e la porta d’entrata sulla parete in fondo sono decentrate, caratteristica già precedentemente menzionata.

Ci sono otto colonne all’interno sui muri esterni, ma le pareti tra queste colonne sono meno spesse di quella dell’abside, quindi tamponature successive e dunque non originali.

Mausoleo di Valfucina

I capitelli delle quattro colonne dell’unica abside semisferica rappresentano, da sinistra a destra, i visi lunghi dai lineamenti fini di un uomo con un sorriso sulle labbra e di una donna dal viso ovale.  L’uomo porta i capelli pettinati all’indietro sopra alla fronte e attorno al viso, l’esatta pettinatura tipicamente franca descritta nel suo libro sulla storia di Liegi dall’autore belga Jean Lejeune. Il terzo capitello ha da un lato un uccello (picchio?) e dall’altro una testa di bovino (longobardo o franco?). Il capitello della quarta colonna rappresenta probabilmente un mostro caldeo, segno di morte, che conferma che si tratti di un mausoleo. Si può dedurre che si tratta dunque del mausoleo dove è stata inumata una coppia, quindi probabilmente il mausoleo di famiglia dei signori di Elcito, che secondo l’informazione che abbiamo trovato (museo G. Moretti a San Severino Marche), erano anche Conti della Truschia.

La chiesa che sovrastava questo meraviglioso edificio è stata danneggiata dal terremoto del 1799 e la ricostruzione della stessa ha provocato ulteriori irreparabili danni per il posizionamento di enormi sostegni proprio nel mezzo dell’incantevole e fragile mausoleo della famiglia alto medioevale.

Un blasone con le due iniziali L. e P. è scolpito in una pietra che si trova nella facciata della chiesa sovrastante. Il blasone, in alto, fa vedere un sole, riprendendo l’antica tradizione ariana del Dio Sole (Mitra) che domina tutto; sotto, il simbolo della femminilità con la stella a otto punte e la luna crescente. Le due iniziali L. e P. sono state incise secoli più tardi da un discendente: Liberatus Prior, “cameriere segreto” di Papa Innocenzo viii.

Pietra murata nella facciata della chiesa sovrastante il mausoleo di Valfucina. Si vede in alto a sinistra la A a testa piatta e la O acuta. (Foto Luigi Papa)

Sarcofago merovingio della nobile Chrodoara (634), dettaglio, Amay–Università di Liegi

In detta facciata, c’è anche una pietra più antica dove ci sono abbreviazione difficili da decifrare. Ci sono nondimeno due lettere molto chiare che attraggono l’attenzione. Sono identiche a quelle del sarcofago merovingio di Chrodoara, datato vii secolo che è stato trovato ad Amay, vicino a Liegi in Belgio. Una O molto acuta e verticale “formata dall’incrocio di due righe curve” e una A “a testa piatta” come dice il Professor Jacques Stiennon dell’Università di Liegi.

 

Il mausoleo di Santa Maria Assunta di Pievebovigliana

Il terzo mausoleo che vediamo in dettaglio è quello che si trova a Pievebovigliana nei resti del castello (o abbazia) distrutto nel 1528 su ordine di Caterina Cybo, nipote del Papa Innocenzo viii, cioè nel borgo storico attuale. Il mausoleo è probabilmente stato costruito per ricevere le spoglie dei membri della famiglia che occupava precedentemente il castello di Pievebovigliana. Trasformato in cripta si trova oggi sotto la chiesa di Santa Maria Assunta ed è visitabile tramite due scale laterali che vi scendono dall’interno della chiesa.

In tempi relativamente recenti il mausoleo era ancora utilizzato da un contadino locale come cantina, con accesso soltanto dall’esterno (non c’erano collegamenti tra mausoleo e chiesa). Nel 1926 Monsignor Campelli ha fatto costruire due scale per collegarlo alla chiesa.

Prima di entrare, si nota che il complesso di edifici che circondano il mausoleo à stato costruito in varie fasi e che sono stati effettuati numerosi rimaneggiamenti. Si nota anche che, probabilmente intorno alla metà del 1700, data di costruzione dell’attuale campanile, l’abside centrale è stata incamiciata da un’abside molto più ampia per dare spazio al coro nella chiesa superiore. Sono ben visibili ancora oggi i muri dell’abside originale. La tecnica dell’incamiciamento si è vista in altri edifici come ad esempio a Sant’Angelo in Piano (Carassai) e a Santa Croce dei Conti (Sassoferrato).

Mausoleo di Pievebovigliana

Quando si entra nel mausoleo di Pievebovigliana, la prima cosa che risulta evidente è che si tratta appunto di un mausoleo e non di un luogo di culto perché i quattro pilastri portanti e la ventina di colonne che dividono oggi lo spazio di circa 216 mq avrebbero reso i riti religiosi difficili da seguire. Questo mausoleo è stato amputato di un terzo del suo volume originale per lasciare lo spazio alle scale che si trovano nella chiesa attuale e che collegano la navata al piano terra al coro sopraelevato. Il piano quadrato è così diventato rettangolare. La parte mancante è opposta alle absidi semicircolari, cioè dalla parte dove presumibilmente si trovava l’entrata originale del mausoleo. Abbiamo visto il disegno pg. 11.

 

La prova che questo mausoleo è stato parzialmente distrutto per costruire la chiesa è data dal fatto che i quattro pilastri portanti non sono più nel centro del locale. A due di loro è stato appoggiato il muro che sostiene le scale superiori.

Le misure interne di questo magnifico e ricco mausoleo dovevano essere di circa 30 x 30 cubiti siriani.

I muri e i soffitti erano interamente intonacati e affrescati. Sono poi stati coperti di intonaco chiaro. Verso 1975 è stato deciso di riportare il tutto a pietra, distruggendo anche gli affreschi originali. Le volte probabilmente rappresentavano un cielo stellato (come nel mausoleo di Santa Maria alle Macchie) come testimonia un frammento riutilizzato per la costruzione di una nuova finestra nella parte anteriore (lato sud).

I soffitti a crociera in pietra sono quelli tipici delle chiese e dei mausolei carolingi.

Il pavimento attuale è stato depositato sul precedente seppellendo completamente i piedi delle colonne e pilastri, nonché eventuali lapidi. Sul muro laterale ad ovest c’è una lapide incisa resa illeggibile in quanto il testo, inquadrato da due righe dritte, è stato martellato.

Per le sue caratteristiche, si può valutare l’anno di costruzione del mausoleo tra il 780 e l’810.

Mausoleo di Valfucina a Elcito, San Severino Marche.

Viso del Conte della Truschia o di un suo antenato (Foto Luigi Papa)

NOTE

 L’abbazia di Santa Croce al Chienti distrutta dai Cistercensi: Accardo, Anna Maria, I documenti di Santa Croce nelle carte dell’archivio di Sant’Elpidio a Mare, Associazione Santa Croce, Sant’Elpidio a Mare, 2009.

Miljenko Jurković. Bertelli, Carlo e Brogiolo, Gian Pietro e Jurković, Miljenko e Matejčić, Ivan e Milošević, Ante e Stella, Clara, Bizantini, Croati, Carolingi. Alba e tramonto di regni e imperi, Milano, Skira Editore, 2001, pp. 151 e seguenti.

Un segreto di pulcinella: articolo firmato da Antonella Ventura, pubblicato nella rivista Emmaus, anno XXVII, n. 16 del 21 aprile 2012.

Sarcofagi a Sant’Angelo in Montespino: lo storico locale Onorato Diamanti ha trovato queste fonti storiche in Papiri Pievano Pacifico, Inventario 1848 nell’archivio della chiesa San Michele Angelo, Montefortino.

Diamanti, Onorato, Inediti Fortinesi, Montefortino, pubblicati dal Centro Studi Fortunato Duranti, 1998, pp. 88-91.

Re Clovis (Clodoveo) (466-511). Secondo la storia, era San Eleuterio, abitante della capitale del re: Tournai in Belgio, che avrebbe convertito il re al cristianesimo. I resti di Eleuterio si trovano oggi nella cassa di ferro nell’altare della Collegiata in Piazza a San Ginesio.

l’Imperatore Bizzantino Leo I. Il suo sarcofago è stato identificato a Sant’Elpidio a Mar da Arch. Medardo Arduino.

Serra, Luigi, L’arte nelle Marche: dalle origini cristiane alla fine del gotico, G. Federici, Milano, 1929.

Lejeune, Henri, La Principauté de Liège, Editions du Perron, Liège,1996.

Sarcofago di Chrodoara. Scoperta del sarcofago di Chrodoara ad Amay, prov. di Liegi nel gennaio 1977. Stiennon, Jacques, Le sarcophage de sancta Chrodoara à Saint-Georges d’Amay, 1977.

http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/crai_0065-0536_1979_num_123_1_13555#

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